MI CAPITÒ LA SCORSA PRIMAVERA di viaggiare per la prima volta negli States (volo TP831-209 con scalo a Lisbona). Ero stato invitato a una conferenza sui nuovi volti della letteratura anglosassone da una delle università della East Coast nei pressi degli Appalachi meridionali (querce e pini vertiginosi che si specchiano su laghi d’un blu lunare, tramonti da cartolina). Avvicinato in uno dei rari momenti liberi dal decano dell’università fui caldamente invitato a visitare l’archivio della biblioteca («one of the most ancient and prestigious in the country»), dove a suo dire, qualora avessi avuto voglia di perdermi fra i labirinti dei suoi corridoi, avrei potuto trovare ristoro dalle tediose chiacchiere dell’Aula Magna («I bet my old-chromed lady, my Thunderbird ’66 parked out there»).
Mi addentrai svogliato, più costretto che entusiasta, desideroso di svignarmela appena ne avessi avuto l’occasione. Ma fra gli scaffali polverosi e i volumi incellofanati per resistere alle tarme il mio sguardo fu attirato per puro caso da un faldone in marocchino scuro al cui interno si trovavano alcuni fogli sciolti. Fu però solo alla flebile luce della lampada a muro che quelle pagine si rivelarono ai miei occhi per quel che erano realmente, vale a dire le lettere di un certo Charles Kinbote, ex visiting professor nella stessa università nonché critico dallo stile bizzarro, eccentrico, quasi allucinato nei suoi interventi più parossistici. Tuttavia, da quei resoconti fantasiosi, ho ritenuto di poter ricavare alcuni spunti interessanti che spero possano incuriosire voi lettori, motivo per cui ho deciso di condividere mensilmente parte di quel carteggio in questa rubrica senza alcuno scopo preciso se non quello divulgativo.
I carteggi di Charles Kinbote è uno spazio mensile in cui raccolgo diverse riflessioni e osservazioni da varie letture, senza inseguire logiche di mercato (non voglio recensire niente, ti parlo di quello che mi va) o agende serrate per consigli non richiesti (sono un lettore vorace ma ho bisogno dei miei tempi). Con questa newsletter voglio innanzitutto divertirmi (e spero farvi divertire), scegliendo di volta in volta un argomento diverso da scandagliare attraverso il filtro della letteratura e raccontare all’interno di una narrazione immaginaria presa a spunto da Fuoco pallido di Vladimir Nabokov.
Attenzione! Le puntate di questa rubrica saranno 12. Arriveranno nelle vostre caselle la prima domenica di ogni mese cominciando da novembre 2023. Ma non disperate, “giacché è raffinata la gabbia che ci è stata destinata.”