Il fumetto rispetto al 2019 è cresciuto del +200%, questo è un buon dato da considerare, vuol dire nuovi lettori giovani ed è una cosa bellissima. Forse non avrà più senso fare il libraio "generico" perché lì c'è la grande concorrenza dell'e-commerce (anche se la quota di mercato era l'anno scorso se non sbaglio 54% per le librerie e 41% per gli e-commerce), ma specializzarsi in una nicchia e fare veramente consulenza ai clienti che entrano e non sanno cosa comprare. Il lato umano secondo me farà ancora la differenza.
Hai proprio ragione, il fumetto, e specialmente il manga, è uno di quei generi che si è portato dietro gran parte della filiera. Ma anche qui mi viene da fare una riflessione: perché il dato può spiegarsi in parte con il fatto che ultimamente (5/6 anni) i fumetti hanno cominciato a popolare le corsie delle grandi catene librarie, cosa impensabile prima, almeno ai tempi miei (ti parlo degli anni '90). Il fumetto si prendeva in fumetteria ed io nel mio quartiere ne avevo parecchie. Oggi tutte quelle fumetterie sono scomparse, inghiottite dalla grande distribuzione, e le poche che rimangono ho paura che non dureranno a lungo.
Sulla parte del lato umano invece mi trovi d'accordo al 100% ed anzi, sono convinto che piano piano ci sarà una riscoperta di questo rapporto più intimo e confidenziale con il libro e chi lo vende, o almeno lo spero!
Innanzitutto grazie per la menzione e per le parole che hai dedicato alla mia newsletter (e io che ho sempre paura di esagerare coi saggi!). Sono iper felice che ti sia piaciuto anche il film di A Single Man, è uno di quei pochi che ho visto più di una volta. Ma poi mi hai fatto scoprire che A Quiet Girl (altro film che ho amato, ma che mi ha anche devastato) è tratto dal libro di Keegan, non avevo realizzato questa connessione (a mia discolpa posso dire che non l’ho letto, mentre ho apprezzato Piccole cose da nulla, sempre della stessa autrice).
Domande lecite che mi pongo spesso anche io (anche perché per molti anni ho avuto il sogno di aprire una libreria) e l’unica risposta che riesco a darmi, al netto di sogni e voli pindarici, è che oggi per fare il libraio devi essere disposto ad adeguarti ad un mercato editoriale che, per una questione di sopravvivenza, si è uniformato a un conformismo che favorisce la pubblicazione di libri che sono (e fanno) tutt’altro che cultura. Un processo, questo, che sta inesorabilmente contribuendo al declino culturale e sociale a cui stiamo assistendo (inermi) negli ultimi anni. E io, in tutta onestà, non ce la farei a diventare parte di questo meccanismo.
Ciao Emanuela! Secondo me non hai una visiona pessimista, sicuramente hai colto una tendenza che esiste e che non è positiva per il settore, però... però secondo me qualche esempio virtuoso ancora resiste, a fatica, ma resiste. O forse parlo solo nel mio caso, stando in una grande città come Roma posso dirti che qualcosa di valido a livello di librerie ancora si trova. Ammetto però di non conoscere così bene la realtà di provincia, ho paura di scoprire che non sia lo stesso, anzi...
Vivo anch’io in una città in cui molti esempi virtuosi esistono e resistono. Ma arrancano, e non poco, e questo mi fa ancora più rabbia. In provincia è difficile trovare librerie che possano non uniformarsi. Di sicuro si trovano molti librai preparati e appassionati, costretti, però, a piegarsi a certe logiche per sopravvivere.
hai ragione: mi viene da dirti che quello che possiamo è essere consumatori consapevoli, evitando magari certe modalità di acquisto e incoraggiandone altre, aiutando le piccole realtà che esistono sul territorio. Magari a volte vorrà dire fare qualche metro in più, ma sicuramente ne vale la pena
La penso come te. Io ci provo, nel mio piccolissimo e per quello che posso. Così come provo a sostenere anche le piccole case editrici, sia perché penso che il lavoro di molte di queste sia da premiare, ma soprattutto perché è grazie a loro se oggi quella che può ancora definirsi letteratura continua ad essere una realtà concreta.
Il fumetto rispetto al 2019 è cresciuto del +200%, questo è un buon dato da considerare, vuol dire nuovi lettori giovani ed è una cosa bellissima. Forse non avrà più senso fare il libraio "generico" perché lì c'è la grande concorrenza dell'e-commerce (anche se la quota di mercato era l'anno scorso se non sbaglio 54% per le librerie e 41% per gli e-commerce), ma specializzarsi in una nicchia e fare veramente consulenza ai clienti che entrano e non sanno cosa comprare. Il lato umano secondo me farà ancora la differenza.
Hai proprio ragione, il fumetto, e specialmente il manga, è uno di quei generi che si è portato dietro gran parte della filiera. Ma anche qui mi viene da fare una riflessione: perché il dato può spiegarsi in parte con il fatto che ultimamente (5/6 anni) i fumetti hanno cominciato a popolare le corsie delle grandi catene librarie, cosa impensabile prima, almeno ai tempi miei (ti parlo degli anni '90). Il fumetto si prendeva in fumetteria ed io nel mio quartiere ne avevo parecchie. Oggi tutte quelle fumetterie sono scomparse, inghiottite dalla grande distribuzione, e le poche che rimangono ho paura che non dureranno a lungo.
Sulla parte del lato umano invece mi trovi d'accordo al 100% ed anzi, sono convinto che piano piano ci sarà una riscoperta di questo rapporto più intimo e confidenziale con il libro e chi lo vende, o almeno lo spero!
Innanzitutto grazie per la menzione e per le parole che hai dedicato alla mia newsletter (e io che ho sempre paura di esagerare coi saggi!). Sono iper felice che ti sia piaciuto anche il film di A Single Man, è uno di quei pochi che ho visto più di una volta. Ma poi mi hai fatto scoprire che A Quiet Girl (altro film che ho amato, ma che mi ha anche devastato) è tratto dal libro di Keegan, non avevo realizzato questa connessione (a mia discolpa posso dire che non l’ho letto, mentre ho apprezzato Piccole cose da nulla, sempre della stessa autrice).
Eh Piccole cose da nulla è nella mia lista infatti, penso proprio che lo leggerò a breve!
Appena hai un paio d’ore libere… 😁
Domande lecite che mi pongo spesso anche io (anche perché per molti anni ho avuto il sogno di aprire una libreria) e l’unica risposta che riesco a darmi, al netto di sogni e voli pindarici, è che oggi per fare il libraio devi essere disposto ad adeguarti ad un mercato editoriale che, per una questione di sopravvivenza, si è uniformato a un conformismo che favorisce la pubblicazione di libri che sono (e fanno) tutt’altro che cultura. Un processo, questo, che sta inesorabilmente contribuendo al declino culturale e sociale a cui stiamo assistendo (inermi) negli ultimi anni. E io, in tutta onestà, non ce la farei a diventare parte di questo meccanismo.
Ho una visione troppo pessimista?
Ciao Emanuela! Secondo me non hai una visiona pessimista, sicuramente hai colto una tendenza che esiste e che non è positiva per il settore, però... però secondo me qualche esempio virtuoso ancora resiste, a fatica, ma resiste. O forse parlo solo nel mio caso, stando in una grande città come Roma posso dirti che qualcosa di valido a livello di librerie ancora si trova. Ammetto però di non conoscere così bene la realtà di provincia, ho paura di scoprire che non sia lo stesso, anzi...
Vivo anch’io in una città in cui molti esempi virtuosi esistono e resistono. Ma arrancano, e non poco, e questo mi fa ancora più rabbia. In provincia è difficile trovare librerie che possano non uniformarsi. Di sicuro si trovano molti librai preparati e appassionati, costretti, però, a piegarsi a certe logiche per sopravvivere.
hai ragione: mi viene da dirti che quello che possiamo è essere consumatori consapevoli, evitando magari certe modalità di acquisto e incoraggiandone altre, aiutando le piccole realtà che esistono sul territorio. Magari a volte vorrà dire fare qualche metro in più, ma sicuramente ne vale la pena
La penso come te. Io ci provo, nel mio piccolissimo e per quello che posso. Così come provo a sostenere anche le piccole case editrici, sia perché penso che il lavoro di molte di queste sia da premiare, ma soprattutto perché è grazie a loro se oggi quella che può ancora definirsi letteratura continua ad essere una realtà concreta.