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Avatar di Spiccioli per il filobus

Da ragazzo leggevo per il piacere di leggere. Adesso, lo ammetto, leggere non me ne dà più molto, lo faccio - me lo impongo? - come un esercizio fisico, per allenare un muscolo, o un esercizio tattico scacchistico, perché mi servirà dopo. A volte leggo perché non ho voglia di scrivere ma vorrei farlo (anche qui, mistero), e leggere me la fa venire. E poi, mi sono accorto, leggo come se stessi cercando. Cosa, non so.

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Avatar di Cosa leggi? | Maria Giulia

Vengo dal futuro per dire che ho recuperato questo numero (assieme agli altri) e che mi ha come sempre colpito la leggera lucidità con cui affronti un tema importante per noi lettori all’epoca di Internet: cosa ci rimane dopo tutto questo processare contenuti, e in particolare, libri? Non lo so, non ho risposte chiare dentro di me. Forse è proprio per far rimanere qualcosa che ho iniziato a scrivere di libri? Per attaccarmi a quello che resta? Congelare l’attimo? Mettere ordine nel caos e per questo agevolare il salvataggio nel mio hard disk? Può essere. Concordo con chi dice che spesso è questione di impressione/aura/sensazione. Aggiungo: restano pezzi della persona che sono diventata durante quella lettura.

Ps. Sogno un giorno di essere fiera proprietaria di un bassotto di nome Ottimo Massimo (:

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