Cronache da una libreria
Un breve soggiorno lavorativo è stato l'occasione per affrontare un'inaspettata indagine antropologica. Ecco i (parziali) risultati.
È cominciato tutto come nei più classici dei film horror: con un’improvvisa chiamata al cellulare in un tetro pomeriggio d’autunno. Qualche chiacchiera di cortesia, un sì masticato a mezza bocca, una strana sensazione mista a un brivido all’altezza del coccige, fatto sta che in questo periodo natalizio mi sono ritrovato per ragioni contingenti (leggi: soldi) a lavorare in una grande libreria di cui per vari motivi evito di dire il nome.
Un’esperienza che seppur non raggiunga i picchi di famosi asceti quali Simeone Stilita, o di maestri tantrici alla Sting, non esiterei comunque a definire mistica. Dovete sapere infatti che una grande libreria assomiglia un po’ a un ipermercato. Vi si trova di tutto, dai libri (ça va sans dire), alle sim telefoniche, finanche ai carnet di Trenitalia.
Non dovranno quindi stupirvi le bizzarre richieste che ho deciso di riunire in questo numero, facendo ben attenzione a selezionare unicamente quelle che ho ritenuto essere le più divertenti. E spero mi perdoneranno i suddetti avventori se li prendo un po’ in giro, se qualcunə si riconoscerà nelle descrizioni che non mancherò di edulcorare qui sotto, offendendosi. Tuttavia sono sicuro che ve ne farete una ragione. Cominciamo!
Devo dire che l’idea, l’ispirazione in questo caso, mi è venuta un giorno che stavo al punto informazioni insieme al responsabile della libreria, una figura mitologica, quasi eterea (immaginatevi un Lee Van Cleef senza capelli ma con la stessa espressione altezzosa), una specie di Megadirettore galattico fantozziano che tiene sempre sul pc aziendale una videata di Ragazzi di vita di Pasolini. Così, per darsi un tono. E quindi l’ispirazione, dicevo, m’è venuta il giorno che un ragazzo si è avvicinato chiedendo con tutta la nonchalance che riusciva a dissimulare: “Ehm, sì salve, mi scusi, starei cercando Il libro del minchione (era questo), Emme I Enne Ci Acca I O Enne E, sì esatto, sa per caso dove posso trovarlo?”. Ecco, credo che ci sono poche cose che meritano davvero di essere vissute, e vedere il grande Lee Van Clee roso dentro per cercare ’sto libro è stata una di quelle.
Questa invece mi è successa uno dei primi giorni di lavoro. Vecchiettina con carrello della spesa, di quelle minute ma energiche, seppur leggermente smemorate:
- Senta, vorrei il libro del ladro. - Il libro di LeBlanc signora, Lupin, glielo prendo subito. - Eh. Quello del ladro che l’hanno beccato a leggere. - Ah. Lei dice l’ultimo di Fitzek allora, ma certo. Mi faccia controllare se l’abbiamo. - Non ha capito. Il libro che il ladro stava leggendo dopo essersi intrufolato in quella casa per rubare. L’ho visto alla televisione quest’estate.
E in questi casi non puoi fare altro che pregare. E cercare. Alla fine era tutto vero.
Quest’altra me l’ha raccontata un mio collega. Di una madre che arriva trascinandosi dietro il figlio sui dodici, tredici anni: “Amore com’era il titolo di quel libro che volevi, il camp, il fanf, allora?”. E lui: “il Mein Kampf mamma”. Al che il mio collega tra il serio e il faceto porta due diverse edizioni del libro ammonendo: “Sa signora, questa è una lettura particolare, dove Hitler espone il suo pensiero in modo piuttosto autocelebrativo…”. E lei: “E vabbè, e che ci fa. Mhmm, però è scritto troppo piccolo, non mi piace. Grazie lo stesso, arrivederci”.
Ma proseguiamo con una sfilza di brevi misunderstanding generati dalla natura non proprio definita della libreria:
Scusate ho visto che vendete molti libri per bambini, per caso avete anche biberon?!”
“Buonasera. Xilofoni?”
“Senta sto cercando un libro sui trattori?”
“Sì, certo, guardi che bello questo, c’è anche la fattoria con tutti gli animali”.
“Ma scusi, ma le sembro un bambino? Devo riattaccare dei bulloni al trattore io!”
“Buongiorno, mi scusi, stavo cercando il dondolo della Nattou. Quello con Alex l’elefantino”. (Sì, lo so, è spettacolare, prego mamme e papà).
“Avete per caso attrezzi da giardino?”
“Allora mi servirebbe un libro, ora non mi ricordo il titolo, aveva la copertina grigia però”.
“Camicie ne vendete?”
C’è poi il mio preferito. Lui lo vedo da lontano, che s’avvicina, incerto se rivolgermi la parola, forse si vergogna, magari è timido, ma alla fine si fa coraggio, abbozza appena appena un sorriso, mette una mano in tasca, smucina un po’ e infine tira fuori una banconota da 20 euro: “Scusa eh, ma mica c’avresti due da 10?”
Eppure, al di là di questi imprevisti, credo che alla fine una sorta di cerchio, uno yin-yang potremmo dire, esista sempre, quella scintilla che nonostante tutti i paradossi e le richieste allucinanti ti tira su il morale, facendoti pensare che in fondo, ma sì, forse ne vale la pena, forse non tutto è perduto, e c’è ancora speranza per le persone. L’ultima volta questa speranza ha assunto le sembianze di una signora sui cinquant’anni. L’avevo già adocchiata da lontano. Gli occhiali leggermente arcuati, lo sguardo intelligente, quel suo modo di camminare che mi ricordava la maestra Chiara di quando andavo alla Montessori rendendomela istintivamente simpatica. Sapevo già cosa mi stava per dire, potevo quasi anticipare le parole, mimare con le labbra il movimento delle sue emettendo un sussurro solo appena percettibile:
- Salve, mi scusi, sa dove posso trovare qualcosa di Nabokov? - Ma certo, glielo dico subito. Prima però mi abbracci per favore.
Ti sei perso le ultime novità della newsletter?
Non c’è problema! Ti basta andare qui per trovare l’archivio con tutti i numeri usciti:
Ad esempio qui ti racconto un libro inedito di poesie di Ernesto Franco;
mentre qui c’è una riflessione sul corpo, un abito a volte troppo stretto a volte troppo ampio con cui dobbiamo continuamente confrontarci, che muta pelle in continuazione, che soffre, che gode, che si rilassa e si tende, si ferisce si rompe si spezza e, se va bene, si rimette a posto.
Anche io ho lavorato diverse estati in una piccola libreria indipendente sul mare, e sono qui per dirti che CREDO AD OGNI PAROLA di questo numero (scusi avete libri sui bambini indaco? Sa, mio figlio ha poteri magici - stacco, frame bambino di 6/7 anni che si scaccola nel passeggino. E dalla Bianca&Volta è tutto).
Da fruitrice/girovaga di librerie ti posso dire che non hai menzionato una speciale categoria di persone, quelle del:
“scusi questo quanto viene?”
“19,90, signora”
“Ah, no allora lo prendo su Amazon che costa 20 centesimi in meno”