L'insostenibile riproduzione del fico
Pianta dalle tendenze sessuali decisamente queer, il fico rimane un unicum dal punto di vista botanico: c'entra una vespa e un brutale incesto.
Nella newsletter precedente ho raccontato come la scorsa settimana abbia passato gran parte del weekend a raccogliere fragole, nonostante il caldo atroce, gli impegni di lavoro impellenti, e la stagione non propriamente idonea. Le ho sciacquate per bene, e dopo averle messe in un cestello mi sono accoccolato all’ombra di un fico e così sdraiato ho cominciato a mangiarne una dietro l’altra, mentre dal basso contemplavo le foglie grandi e i rami carichi di frutti dell’albero.
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È una pianta curiosa il fico, dalle tendenze sessuali decisamente queer. Si ipotizza che i suoi preziosi frutti potrebbero aver dato origine alla parola siconfante, il calunniatore che nell’Attica antica denunciava, dietro adeguato compenso, chiunque avesse, vero o meno che fosse, violato la legge di Atene (ne sa qualcosa Socrate).
Ma parlavamo di tendenze sessuali, argomento sicuramente più interessante. C’è da dire che come in un sogno bagnato di Nabokov – entomologo alacre – questa è una storia che comincia con un insetto, un imenottero piccolo piccolo di circa 2 millimetri, che assomiglia a una vespa, si chiama Blastophaga psenes, ed è responsabile dell’impollinazione del fico.
Fico, Fica, Fic*
Che poi diciamo fico così, un po’ per pigrizia, un po’ per generalizzare, ma in realtà la pianta – il cui nome scientifico è Ficus carica (perché della Caria, antica regione dell’Asia Minore) – ha ben due forme botaniche, ed è importante tenere a mente questa differenza: da una parte c’è il cosiddetto caprifico o fico selvatico, dai frutti non commestibili; dall’altra il fico vero, la variante domestica che conosciamo tutti e che mangiamo.
Ora, mentre la prima è una pianta cosiddetta monoica, perché ha fiori sia maschili che femminili, la seconda, al contrario, è una pianta esclusivamente femmina, che produce “frutti” eduli con i semi contenuti all’interno.
Falso frutto o infruttescenza
I fichi tecnicamente non sono un frutto, bensì un fiore. Gli alberi di fico non fioriscono come quelli di mela o di pesca. I fiori di fico, infatti, fioriscono all'interno del baccello che poi matura nel frutto che mangiamo. Come? Ogni fiore produce un frutto con un solo seme, chiamato achene, e il fico che tutti conosciamo è costituito da molti acheni. In sostanza, quando mangiamo un fico mangiamo tanti frutti.
Dopo queste necessarie premesse, resta da capire come avvenga effettivamente l’impollinazione, dato che l’infiorescenza ha l’aspetto di un fiore chiuso, rovesciato, impenetrabile. Ed è qui che rientra in gioco la nostra cara Blastophaga psenes.
Il fico non può fare a meno di questa vespa per diffondere il suo materiale genetico, e la vespa non può vivere senza il fico, perché lì crescono le larve. Questa relazione è conosciuta come mutualismo.
E adesso sesso!
Ora i casi sono due: nel primo, Blasty (sì, l’ho chiamata Blasty), ormai gravida, si avvicina a un caprifico per depositare le uova, cercando di infilarsi al suo interno sfruttando l’ostiolo, quel buchettino che vediamo alla base dei fichi. Sembra l’inizio di un lieto fine, ma se ricordate il caprifico ha la caratteristica di possedere sia fiori maschili (nella parte più esterna) che femminili (all’interno), così che per arrivare a quest’ultimi Blasty deve farsi largo a suon di gomitate come in un qualsiasi film di Tom Cruise (dai mo dite di no), perdendo anche le ali e le antenne.
È proprio all’interno dei fiori femminili infatti che Blasty, ormai menomata, e prima di morire, depone finalmente al sicuro le sue uova. Bene (insomma…). Praticamente una tragedia shakespeariana… con una leggera spruzzata di martinismo (intendo George R. R.). Perché non appena le uova si schiudono, e le larve raggiungono la fase adulta, succede ciò che non vorremmo mai sapere. I maschi, ora completamente assetati di sesso, fecondano le femmine (sì… le loro sorelle… sì, lo so… è incesto…) per poi morire poco dopo (giuro che il primo che mi dice “vabbè zi boh alla fine una vita così mezzo me l’accollerei” lo banno).
Al contrario le femmine, una volta fecondate, cercano in tutti i modi di uscire dal fiore e dal fico dirigendosi verso dell’ostiolo. E nel tragitto, superati i fiori femminili, ritrovano ancora una volta i fiori maschili che ora però le imbrattano e le ricoprono completamente di polline. Premio: la libertà.
Finalmente si mangia
Ma dicevamo che i casi sono due. Perché Blasty Jr. ora ha di fronte ha sé due scelte: o trovare un altro caprifico e ripetere il ciclo appena descritto, o – e questo è il secondo caso – dirigersi verso un fico vero, ripieno esclusivamente di fiori femminili che però, in questa variante, non sono adatti ad ospitare le sue uova. Tuttavia, grazie alla Blastophaga i fiori ricevono il polline di cui è cosparsa, maturando così i semi che diventano frutti (gli acheni, quei piccoli granellini che si trovano all’interno).
E quindi, che fine fa Blasty Jr.? A lei la speme è negata (anche la speme), e muore con gli occhi che brillan se non di pianto. Ovviamente la carcassa non rimane, perché il fico utilizza un enzima chiamato ficina che trasforma la vespa in proteine.
C’est la vie direbbe Achille Lauro.
In questo meraviglioso mondo una parte delle femmine opera per deporre le uova e perpetuare la propria specie (nei fichi selvatici), mentre un’altra realizza (inconsapevole) la condizione necessaria per la produzione dei semi del fico nei fichi femmina. I semi, che produrranno altri alberi, sono comunque funzionali all’insetto, dato che senza gli alberi di fico semplicemente non può vivere.
C'est la vie, est la vie. Mic drop.
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Ad esempio qui parlo di meritocrazia, una parola che nasce all’interno di una critica a un sistema selettivo di educazione e all’egemonia culturale e politica esercitata da determinate classi dominanti;
Mentre qui parlo di retronalisi, una tecnica che permette di risolvere diversi tipi di problemi al contrario, partendo cioè dalla fine.
Credo non mangerò più fichi nello stesso modo in cui lo facevo prima. Ritieniti responsabile ahah! Comunque, scherzi a parte, hai una creatività pazzesca per scrivere di cose inimmaginabili. Ti stimo.
Però, con un Leopardi così buttato in mezzo al trionfo queer, tu tocchi un nervo scoperto...