Dimmi come dormi e ti dirò chi sei
Sostenuta da Aristotele, difesa da Marco Aurelio, una sana routine mattutina sembrerebbe tutto ciò che ci separa dall'essere persone di successo.
Di solito lo sapete già o quantomeno potete immaginarlo: ascoltate distrattamente le note di un brano di, non so, Gibran Alcocer, o magari Past Lives di BØRNS, che già vi sale l’ansia perché qualcun* sta propugnando sui social la sua healthy morning routine iniziata alle due e mezza del mattino mentre tu sei ancora lì, che ti rigiri nel letto, cercando di ricordarti se t’è rimasto almeno il latte nel frigo per fare colazione.
Sull’argomento si è interrogato un articolo del Post di un paio di settimane fa, chiedendosi come mai l’idea di una “salutare” routine mattutina abbia raggiunto negli ultimi anni – specie dopo la pandemia – tanta popolarità. C’entrano esempi di varie celebrità (Mark Wahlberg, Elon Musk), frasi motivazionali di personaggi storici (Aristotele, Marco Aurelio, e aggiungerei mia madre: “Te devi da sveglià”) e una vasta letteratura sul tema. Ma non è tutto:
L’idea che svegliarsi presto sia un comportamento virtuoso è in generale largamente condivisa. C’entra il fatto che di solito nelle prime ore del giorno le attività della maggior parte delle persone non sono condizionate dalla stanchezza. E c’entrano ovviamente le attività imposte dal lavoro o dalla scuola, che in moltissimi casi non ammettono la possibilità di decidere quando e come svolgerle.
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Early bird or night owl?
In generale, non tutte le persone riposano allo stesso modo. Questo dipende in gran parte dai cosiddetti ritmi circadiani, “cicli con cui si ripetono regolarmente determinati processi fisiologici nell’arco di 24 ore, in base alla risposta del corpo all’alternanza tra la luce e il buio”, e che determinano il cronotipo al quale apparteniamo.
L’espressione anglofona Are you an early bird or a night owl?, tradotta in italiano come Sei più un’allodola o un gufo?, riflette bene la tendenza delle persone a dormire in momenti differenti della giornata, con le prime che tenderanno a essere più mattiniere, le allodole, al contrario delle seconde, più nottambule. Ovviamente queste:
Non sono distinzioni nette, e anzi un’ampia parte della popolazione è una via di mezzo tra i due punti estremi. Anche se in generale sono relativamente stabili, i cronotipi tendono inoltre a cambiare in parte con l’età: bambini e anziani sono più allodole che gufi, mentre adolescenti e giovani adulti il contrario.
Con il tempo, all’idea di svegliarsi presto per essere produttivi si è affiancato sempre più un persuasivo immaginario vincente. Sembrerebbe infatti che una rigida classificazione degli orari, finalizzata ad adattarsi a certi standard di vita, sia ormai parte di un’ossessione culturale per la produttività e il successo, come se tutto ciò che tutto ciò che si frappone tra noi e il raggiungimento dei nostri sogni più sfrenati non sia altro che la sveglia alle cinque del mattino (o prima).
Una parte significativa delle nostre abitudini è regolata da fattori biologici che non dipendono da una scelta.
Sfortunatamente questo meccanismo perverso può avere come controindicazione tutta una serie di ansie e frustrazioni: non basta sforzarsi o volere ardentemente qualcosa per cambiare d’un tratto le proprie abitudini. Il rischio è di sviluppare un tipo di illusione molto simile a quella derivata dal “manifesting” (visualizzare), una pratica nata negli ultimi anni per cui per ottenere ciò che si desidera basterebbe scriverlo, rappresentarlo o immaginarlo insistentemente.
La teoria del manifesting è abbastanza semplice: si basa sull’idea che se credi davvero in qualcosa diventerà realtà. Chi non ha la vita che vorrebbe può, secondo quest’idea, ottenerla cambiando modo di pensare e focalizzando la propria attenzione sui propri obiettivi, magari usando dei supporti per dare una forma ai propri propositi: una lista, un diario quotidiano o un “vision board” (cioè un cartellone con ritagli di immagini evocative della vita che si desidera per sé).
Non credo sia un caso se pratiche di questo genere si siano sviluppate principalmente a seguito – o proprio durante – della pandemia di Covid-19, quando all’incertezza di quei giorni si è cercato di rispondere in modo diametralmente opposto, modellando la propria vita in base a regole estremamente rigide e precise. Il sentimento di conforto che può derivare dal ripetere una certa routine è infatti un aspetto fondamentale per capire un fenomeno che ha avuto un enorme successo anche grazie ai social.
Dovremmo seguire il nostro ritmo
L’ossessione per la cura di sé al mattino presto è a volte ipocrita, perché da un lato descrive quell’attenzione al proprio benessere come una necessità opposta a quella del lavoro, ma dall’altro lato la propone come funzionale al lavoro stesso. Il modello che molti propongono implicitamente non è lavorare meno ma “essere macchine di produttività scrupolosamente sane”.
Come spesso succede in questi casi non esiste un modello unico da prendere a riferimento, né un unico esempio virtuoso da seguire indefessamente. Al di là delle varie incombenze quotidiane che non dipendono da noi (scuola, lavoro, ecc.), l’ideale sarebbe conoscere il nostro cronotipo e accettarlo, assecondando i nostri ritmi e non forzando il nostro corpo a fare qualcosa di contrario alla sua natura, risparmiandoci anche una buona dose d’ansia e frustrazione. Se solo mia madre l’avesse saputo prima…
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Libri come "La routine delle 5 del mattino" e personaggi come Andrea Giuliodori hanno fatto parecchi danni secondo me. Quest'ossessione della produttività a tutti i costi e l'idea dello scrivere persino sui sassi i propri obiettivi generano solo una stanchezza infinita nel corpo e nella mente e anche molta frustrazione. Spesso per realizzare gli obiettivi ci vogliono anni di pazienza e ostinazione, non demordere anche quando tutto ti rema contro e i risultati non arrivano. Altro che sveglia alle 5 del mattino.
Io sono allodola da sempre perciò mi viene naturale svegliarmi presto, lo preferisco e non me ne servo come strumento per fare di più, invece mi godo il mondo silenzioso del mattino, faccio la mia corsa se è giorno di allenamento o mi siedo sul balcone e guardo il cielo, il mare, l'Etna, leggo, medito, vado a farmi un tuffo d'estate, è tempo per me. La fascinazione della morning routine come va ora sui social su di me non ha mai fatto presa, forse perché avevo già la mia consolidata da anni e non è mai stata orientata al fare di più/meglio/prima degli altri. D'altro canto la sera mi spengo presto e questo ha provocato spesso commentini da parte dei gufi che si aspettano che il mondo intero sia allineato ai loro ritmi. Insomma, la gente che ha da ridire c'è su ambedue i lati 😅