Quo Vadis?
Alla ricerca della risposta alla domanda più antica del mondo e del senso di questa newsletter; infine il cruciverba letterario dell'estate.
Ai più attenti non sarà sfuggito come questa newsletter abbia cambiato spesso faccia. A dispetto di quanto detto nel box “Informazioni” infatti, il format iniziale è stato più volte sconfessato, tipo quando a scuola ti spiegano Shakespeare e insegnano cos’è un turning point, quando Romeo scopre che Giulietta è una Capuleti e tu non puoi fare altro che piangere immaginando come andrà a finire la storia.
Lo ricordo come fosse ieri (d’altronde sono passati solo nove mesi e sarebbe strano il contrario). Avevo frequentato una masterclass con
grazie alla quale avevo trovato il coraggio di aprire questo spazio per parlare di libri e letteratura. Mi ero inventato un personaggio fittizio, un ricercatore che perso nell’archivio di un’università degli Appalachi scovava per caso le lettere di un certo Charles Kinbote e da queste prendeva spunto per trattare gli argomenti più disparati.A recipe for disaster
È andata bene per un po’. Poi una vocina dentro di me ha iniziato a premere per uscire, all’inizio fievole, poi sempre più forte, tanto che alla fine non l’ho potuta più ignorare.
Si dice che quando si scrive ci voglia un po’ per trovare la propria strada, che lo stile e l’originalità arrivano piano piano, con la pratica e l’esercizio costante.
Per me, ormai, ho capito che l’importante è divertirmi, qualsiasi cosa faccio, altrimenti comincio rapidamente a deprimermi. E se è vero che inventarmi alcuni personaggi mi permetteva un certo spazio di manovra, è vero anche che a poco a poco ho cominciato a vivere quelle prime newsletter come una performance: piaceranno? Non piaceranno? Ho scritto troppo? Ho scritto male? Ho offeso qualcuno?
That’s a recipe for disaster direbbero gli inglesi. Ma si poteva cambiare tutto in corsa, tradire gli ideali del progetto che avevo immaginato e per il quale avevo speso così tante energie?
Assolutamente sì, sono un cantiere aperto e credo poco nella coerenza. Ho seguito il mio istinto, senza avere un piano definito in testa, consapevole che fare ciò che mi piace doveva essere l’unico mantra da seguire.
Scrivere scrivere scrivere
Anche perché poi alla fine ciò che conta davvero è scrivere scrivere scrivere e ancora scrivere. Per questo, in una newsletter di giugno intitolata E tu, come scrivi? ne ho approfittato per chiedervi nei commenti quale fosse il vostro metodo di scrittura (se mai ne aveste uno). E le risposte che ho ricevuto sono state le più diverse. Perché una cosa è certa: quando si scrive non esiste una ricetta unica. Ognuno avrà sempre le sue idiosincrasie ed è giusto (e divertente) che sia così.
Leggi anche: E tu, come scrivi?
Ad esempio
e condividono la difficoltà di doversi ritagliare del tempo fra i vari impegni di lavoro. Quando scrivono è importante che tutto sia in ordine e che le varie incombenze quotidiane siano momentaneamente sospese, messe al bando fuori dalla porta per potersi concentrare e cominciare a sentire, sviluppare le loro idee.E ancora c’è chi riesce a dedicare alla scrittura un piccolo spazietto ogni giorno. Vuoi che sia davanti a un caffè americano la mattina, come
, o chi come scrive per lavoro tutti i giorni e tutto il giorno, “senza rituali e cerimonie”, senza ammantare la scrittura di mistiche ritualità (“Scrivo, e basta”).O infine chi come
usa la scrittura come strumento per esplorare, partendo da un’idea precisa, un particolare, che sia qualcosa di fisico, oggettivo, o magari una semplice atmosfera, per poi vedere dove va a finire.Il cruciverba letterario dell’estate
E invece, I Carteggi di Charles Kinbote dove sta andando?
Non c’è una risposta a questa domanda, quello che so è che vorrei che la newsletter continuasse su questa falsa riga, alternando numeri in cui si parla di argomenti di interesse generale (tipo questo, questo o questo) a numeri più intimistici, frutto di riflessioni personali (qui e qui). A settembre poi vorrei inaugurare una nuova rubrica, Messicanismi, cercando di raccontare quanto appreso in quattro anni di dottorato.
E quindi niente, per oggi è tutto. La newsletter si ferma una ventina di giorni per una breve pausa estiva. Ma prima di salutarvi vorrei lasciarvi un regalo. Non so se per voi è lo stesso ma per me estate vuol dire fondamentalmente cruciverba, non importa dove, se in riva al mare, in montagna, o sulla tazza del water di casa vostra. Cru-ci-ver-ba. Bartezzaghi (ti odio), Di Muro, Morelli, Ravasio e compagnia bella. E così ho deciso di farne uno anch’io, un bel cruciverba letterario da perderci la testa (vi consiglio di scaricare l’immagine e riempirla con un qualsiasi programma di image editing).
Ve lo lascio qua!
Sì lo so… l’ho fatto abbastanza difficile. Ma non disperate perché la soluzione sarà visibile nella prossima newsletter. Mi raccomando però, non barate! I Carteggi di Charles Kinbote torna presto!
Ciao! Ti sei perso le ultime novità della newsletter?
Non c’è problema! Ti basta andare qui per trovare l’archivio con tutti i numeri usciti:
Hai fatto un cruciverba! 😳 Ti sei messo lì e hai fatto un cruciverba. Da zero. Ammirazione eterna. Me lo tengo per il weekend in fuga con un'amica, così lo facciamo insieme 😁
A me questa newsletter piace in ogni forma, per quel che vale.
Cioè, ci hai fatto un cruciverba, dico.
Grazie per avermi citata, che bello! Mi hai resa felice ❤️ ma anche tu hai cominciato la newsletter dopo aver fatto un corso di Valentina Aversano?? Pure iooo!! Quella donna è una maga. Ti tira fuori quello che non pensi di avere.